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Il pellet si è affermato prepotentemente nel mercato dei combustibili ecologici grazie alla sua economicità e non da meno, al contributo alla salvaguardia dell'ambiente.
Grazie alle detrazioni fiscali per gli interventi di miglioria energetica, le stufe a pellet, le caldaie e i caminetti, sono diventati gli elementi più gettonati nell'edilizia moderna, sostituendo i vecchi impianti di riscaldamento a combustibili fossili.
Il boom del pellet, ha dato vita ad una crescente domanda, soddisfatta da un'offerta, talvolta, poco omogenea e di indubbia qualità. Per sapersi destreggiare in mezzo alla moltitudine di pellet offerto, è necessario conoscerne a fondo le caratteristiche e la qualità, al fine di scegliere un prodotto ottimale.
Per scegliere un pellet di ottima qualità, è necessario valutare attentamente alcuni parametri e fattori:
controllare attentamente che sulla confezione vengano riportati gli estremi delle certificazioni di qualità;
controllare la forma che deve essere cilindrica e regolare per tutti i componenti;
constatare la superficie del pellet che deve essere liscia e lucida;
all'interno della confezione non dovrebbe essere presente legno in polvere;
controllare che le confezioni siano perfettamente sigillate
Il primo consiglio che deve essere assolutamente rispettato per scegliere accuratamente il pellet, è l'analisi dei valori riportati sull'etichetta; quello che risulta il più importante è, senz'altro il potere calorifero, ovvero l'energia termica che una quantità di prodotto riesce a garantire se sottoposta a combustione.
I valori del potere calorifero del pellet si racchiudono tra una forbice che va da 4,5 a 5,5 kWh/kg: più alta è la cifra, migliore è la qualità del pellet.
L'indicatore relativo ai residui di cenere, determina il grado di sporcizia che il pellet lascia all'interno dell'apparecchio impiegato per la combustione: il valore in questione deve essere minore dell'1%.
Questi sono le due caratteristiche principali da tenere in considerazione per la scelta del pellet, infatti da questi due fattori, dipendono anche tutti gli altri, ovvero la lavorazione, la tipologia di essenza dalla quale esso viene ricavato.
Le essenze preferite per la realizzazione del pellet sono sicuramente il faggio puro e l'abete, di più il primo, di meno il secondo, in quanto, come pianta resinosa, tede a sporcare di più.
In commercio, tuttavia, è possibile trovare pellet realizzato mediante l'impiego di latifoglie e misto, oppure quello derivante dalla lavorazione delle biomasse, come nel caso della segatura mischiata agli scarti di mais.
Quest'ultimo viene consigliato dagli esperti, solo nel caso in cui si alimenti una caldaia molto grande, mentre per le stufe esso non compare tra i pellet preferiti, in quanto possiede una residuo di cenere molto alto, capace di sporcare maggiormente il braciere e la canna fumaria.
Un altro valore da non sottovalutare è la percentuale di umidità, la quale non deve superare l'8%, in quanto, se maggiore, abbassa il potere calorifero del pellet e genererà un automatico spreco di combustibile.
Nonostante il potere calorifero e i residui di cenere siano due dei fattori che testimoniano l'ottima qualità del pellet, essi non costituiscono gli unici parametri da considerare per valutare l'ottima qualità del pellet.
È indispensabile che il prodotto sia certificato da attestazioni nazionali o internazionali; per l'Italia, la certificazione riconosciuta è Pellet Gold, Din Plus per la Germania e quella ÖNORM per l'Austria.
Tuttavia, una certificazione unica a livello europeo, la EN Plus, consente di controllare tutte le caratteristiche chimico-fisiche del pellet e consente di suddividerlo in tre categorie, ovvero le seguenti:
la A1 per il pellet più pregiato;
la A2 per il pellet di seconda scelta;
la B all'interno della quale sarà classificato il pellet più scadente, adatto solo per usi industriali.
Le certificazioni si fanno garanti di controlli assidui, realizzati sulla natura del prodotto; in questo modo, vengono esclusi sia le componenti di vernici o formaldeide e viene verificata, sistematicamente, la composizione chimica del prodotto.
Le certificazioni, inoltre, assicurano un prodotto non derivato da scarti di legno già lavorato, dotato di precise caratteristiche fisiche, quali la durevolezza e la durezza, e sottopongono il pellet a controlli e test continui, come quello sulla radioattività.
Quando si acquista una confezione di pellet, è sempre indispensabile controllare che essa sia perfettamente integra, in quanto anche un prodotto di ottima qualità, se esposto all'azione dell'umidità può risultare inefficace, in quanto viene ridotto drasticamente il potere calorifero e, di conseguenza, viene aumentata la percentuale di fumi emessi; l'umidità, inoltre gonfia il prodotto causando, così, problemi ai sistemi di combustione.
Un altro fattore da considerare è la forma del pellet, al quale deve essere, cilindrica, uniforme e regolare per tutti i componenti; se la lunghezza è eccessiva, essa può costituire un problema serio per la funzionalità del caricamento della stufe.
Il limite di lunghezza massima, è stato fissato a 30 mm, tuttavia, la dimensione media dei componenti in pellet dovrebbe aggirarsi intorno ai 21 mm.
La provenienza del pellet è uno degli aspetti che non deve essere assolutamente sottovalutato. La scelta del pellet come combustibile, è dettata soprattutto da motivazioni ecologiche, essendo uno dei pochi combustibili che consentono di azzerare le emissioni nocive all'interno dell'ambiente.
La sua provenienza molto remota può costituire un fattore che può pregiudicare la sua sostenibilità, in quanto i controlli di filiera sono molto più blandi; dunque è sempre consigliato scegliere un pellet che è prodotto localmente.
Il pellet viene controllato seguendo criteri scientifici, come nel caso delle certificazioni, ma anche con criteri pratici, i quali consentono di venire incontro agli acquirenti, i quali sono i grado di comprendere da sé la qualità di un buon prodotto.
Dunque, oltre ai consigli forniti precedentemente, è opportuno verificare la qualità del pellet anche ricorrendo a espedienti facilmente realizzabili.
Controllare che all'interno delle confezioni non vi siano presenti scarti provenienti dall'industria del mobile: ciò è facilmente riconoscibile anche mediante l'olfatto, in quanto, l'odore del pellet ricorderà quello del truciolare. In questo caso, la qualità del pellet sarà bassissima, in quanto non si è a conoscenza dei leganti impiegati per la produzione del prodotto, talvolta tossici per l'uomo e per l'ambiente.
Prendendo tra le mani una manciata di ovuli di pellet, immergendo il tutto in acqua fredda per qualche secondo ed esercitando, in ultimo, uno sfregamento meccanico, è possibile valutare la qualità del pellet, stabilendo la sua morbidezza.
In base al tempo e alla forza necessari per disintegrare gli ovuli, infatti è possibile stabilire se si è in presenza di un pellet compresso o di un pellet morbido; nel primo caso, è necessario applicare una forza molto alta, nonché un tempo molto elevato e il responso indicherà un prodotto di scarsa qualità, per il quale sono stati impiegati troppi leganti, non conformi alle normative.
Se, invece, il tempo impiegato per la disintegrazione del prodotto è breve e la forza esercitata è stata debole, si è in presenza di pellet morbido.
Entrambe queste due tipologie di pellet influiscono sensibilmente sull'efficienza della macchina impiegata per la combustione; i problemi si verificheranno con le basse temperature, in quanto il tempo di combustione si allungherà notevolmente, trovando delle serie difficoltà per raggiungere il cuore dell'ovulo.
La presenza di polvere di legno all'intero della confezione, inoltre, potrebbe essere un chiaro segnale per decretare la pessima qualità del pellet, tuttavia, fino a quando questa quantità equivale solo allo 0,95%, riscontrata all'interno di un sacco avente peso di 15,230Kg, allora, essa rientra nelle percentuali tollerate: per intendersi, due o al massimo tre pugni sono una quantità ragionevole, al fine di tutelare il meccanismo di riscaldamento da rischi vari.
Le problematiche di combustione del pellet, quasi mai sono riconducibili al non funzionamento del macchinario, ma sovente sono imputabili alla bassa densità di pellet, o alle dimensioni esagerate della stesso.
Nel caso in cui il pellet adoperato avesse una bassa densità, esso non sarà in grado di garantire un adeguato riscaldamento, in quanto, capita spesso di assistere ad uno svuotamento momentaneo del crogiolo, da cui deriva un basso carico orario, un abbassamento della temperatura e una difficoltà ad espellerli.
Le irregolarità della lunghezza alterano la normalità del caricamento, in quanto la coclea non riesce a riempirsi uniformemente, creando dei vuoti.
La presenza di polvere di legno nel sacco (la quale non deve superare il 2,3% di materiale), inoltre, incide fortemente sulla resa del meccanismo impiegato per la combustione e, qualora vi fosse un tenore di umidità non adeguato, tale pulviscolo rischierebbe di bloccare tutto il meccanismo di carico.